Tirreno-Adriatico 2017, il personaggio del giorno: Majka: “Ho perso in classifica, ma non conta; sapevo che Sagan avrebbe vinto”
Fra gli sport individuali, il ciclismo è quello in cui la squadra conta maggiormente. Una frase che può suonare paradossale per chi non conosce a fondo questo sport, ma assolutamente condivisibile da ogni grande appassionato delle due ruote. Dietro al successo di un grande campione c’è sempre il lavoro di un collettivo, dallo staff fino ai gregari che in corsa danno tutto per la causa del proprio capitano, permettendogli di conservare energie per le fasi decisive della corsa. A volte qualcuno è anche disposto a rinunciare alle proprie possibilità di far risultato, pur di mettersi a disposizione del proprio leader.
È quanto avvenuto oggi in occasione della sesta tappa della Tirreno – Adriatico 2017 con Rafal Majka. Il polacco questa mattina occupava la 26esima posizione in classifica generale, ma partiva da Rieti con le sensazioni dei giorni migliori e, su un tracciato adatto alle sue caratteristiche, avrebbe potuto ambire ad un buon risultato. La sua squadra, la Bora – Hansgrohe, gli aveva dato carta bianca per fare la tappa, ma a 40 chilometri dall’arrivo lo troviamo in prima posizione del gruppo a chiudere sugli attacchi di Michal Kwiatkowski e altri corridori. Poco dopo, sul muro di Capodarco è lì a rintuzzare altri allunghi e a dieci chilometri dalla conclusione si prodiga per ridurre il margine di Luis Leon Sanchez in fuga. Uno sforzo immane che naturalmente gli ha precluso ogni possibilità di giocarsi la tappa, ma ha permesso al suo compagno Peter Sagan di arrivare con i migliori sul traguardo di Fermo e di trovare un grande successo. Il 26enne di Cracovia ha seguito una strada probabilmente controproducente da un punto di vista prettamente personale, ma che alla fine si è rivelata giusta. “Sapevo che avrebbe vinto – commenta Majka dopo aver tagliato il traguardo stremato, ma soddisfatto – Io e Peter siamo molto amici. In molte occasioni mi ha aiutato e oggi ho voluto ricambiare”.
Una situazione di corsa normale, se non fosse che i piani inizialmente erano differenti. Lo stesso Sagan, nelle interviste post-gara, ha ammesso di non essere partito con grande fiducia temendo che la tappa fosse troppo dura per lui e, proprio per questo, aveva detto al compagno di squadra di “provare a fare la tappa per sé stesso”. Durante una competizione, tuttavia, si vive anche di sensazioni e Majka in quel momento ha sentito di dover seguire una strategia diversa. Il rischio era quello di tornare a casa con un pugno di mosche, e qualche inevitabile rimpianto, ma alla fine le scelte hanno pagato. “Tutta la squadra crede in Peter – spiega l’ex-Tinkoff – Siamo felicissimi per le due vittorie che abbiamo ottenuto qui alla Tirreno. Ho perso la possibilità di giocarmi un piazzamento nella generale, ma non conta. L’importante è che la squadra abbia vinto e questo ci rende contenti”.
Se lo spirito è questo, Ralph Denk può essere più soddisfatto. La sua Bora – Hansgrohe è alla prima stagione nel WorldTour e nell’organico ci sono molti volti nuovi. Nonostante ciò, la squadra si è compattata nel giro di pochi mesi attorno al proprio capitano Peter Sagan e questa può essere un’arma in più per i prossimi grandi appuntamenti. Sicuramente lavorare per un corridore di questo spessore rende tutto più semplice, tuttavia quando un corridore del calibro di Majka, in grado di vincere tre tappe al Tour de France e di salire sul podio della Vuelta, è pronto a fare un passo indietro, significa che si è creato un legame importante tra gli atleti. Si vince con il talento dei corridori, ma un gruppo affiatato può essere molto efficace.
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